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Il Katra (1)


Tratto da IST n. 47

Il più grande degli enigmi vulcaniani: il katra. di Adriana Comaschi


Da quanto esposto nei precedenti articoli, ad onta dei pur numerosi
punti interrogativi che permangono, una cosa comunque risulta chiara
ed incontrovertibile: è la mente che governa i vulcaniani.

Se ci fosse bisogno di una prova ulteriore potremmo appellarci ad
una persona che è diventata un'autorità in materia, il dottor
Leonard H. McCoy dell'Enterprise, il quale lo affermò più di una
volta e lo illustrò con molteplici esempi nei suoi studi.(1)

E' quindi abbastanza... logico supporre che anche un'eventuale
sopravvivenza dopo la morte sia la sopravvivenza di quella parte
predominante: quel complesso di facoltà ed abilità che costituiscono
la mente.

Fino a pochi anni fa non si sapeva assolutamente nulla di  certo
circa le credenza vulcaniane  sulla vita dopo la morte, cioè
sull'esistenza e sopravvivenza di una parte incorporea dell'essere
sul corpo.

C'erano, è vero, vaghe voci di una possibilità di comunicare con i
morti, o quanto meno di attingere al loro patrimonio intellettuale,
e pare che  quasi tutti i vulcaniani arruolati nella Flotta Stellare
richiedessero all'atto del reclutamento, con una clausola
particolare, di essere riportati in patria dopo la morte per una
cerimonia funebre misteriosa.

Quasi tutti, abbiamo detto. Infatti non risulta agli atti che il
capitano Spock abbia mai chiesto nulla di simile. Ed infatti, come
ormai ognuno sa, dopo il tragico episodio di Khan, la sua bara fu
lanciata nello spazio e finì con l'atterrare sul neonato pianeta
Genesis.

Quel che successe poi è ormai conosciuto in tutta la nostra
Galassia, e cantato come se si trattasse di un episodio mitico delle
antiche saghe.

Ma qui vediamo invece di analizzarne gli aspetti più scientifici.

Prima di tutto, dopo quanto è successo, è indiscutibile che per la
razza vulcaniana esiste un qualcosa che sopravvive alla morte
fisica, un qualcosa che essi chiamano katra.

Ma che cosa è il katra? Ancora una volta ci troviamo di fronte ad
un'estrema scarsità di materiale.

Anzi, ad una prima analisi sembrerebbe che l'episodio del capitano
Spock sia l'unico che possa darci qualche notizia in proposito, ed
in questo caso è chiaro che i dati sarebbero del tutto non
sufficienti per un'analisi; invece, esaminando con maggior cura il
materiale a nostra disposizione, ci siamo accorti che la stessa
Enterprise si è trovata, circa quindici anni prima dei fatti di
Genesis, di fronte ad un misterioso episodio che può avere delle
connessioni con l'esistenza del katra, e forse darci qualche notizia
in più in proposito.

Infatti, nel corso dell'ormai famosa missione quinquennale, il suo
equipaggio entrò in contatto con quanto restava di una popolazione
dotata di poteri mentali tanto forti da poter sopravvivere non solo
alla propria morte ma anche all'estinzione della razza.(2)

Il capitano Kirk ed i suoi uomini furono attirati nei sotterranei di
un pianeta ormai morto, ove, in globi di costituzione ignota,
millenni prima era stata rinchiusa e preservata l'essenza di alcuni
abitanti del pianeta  prossimi all'estinzione.

Questa gente, dotata di poteri ESP e di un livello tecnologico
inimmaginabili, era riuscita in questo modo a sopravvivere alla
propria morte e a mantenere la propria individualità e le proprie
caratteristiche personali, come l'equipaggio dell'Enterprise imparò
ben presto... a proprie spese! Non solo, ma per un periodo molto
breve essi riuscirono anche a trasferire la propria essenza nei
corpi di tre membri dell'equipaggio: la dottoressa Ann Mulhall, il
signor Spock ed il capitano Kirk.

Se a questo si aggiunge che l'essenza di Spock, sia pure per un
tempo molto limitato, fu trasferita nella mente dell'infermiera
Chapel coesistendo, per così dire, con la personalità della donna,
per essere poi riportata nel corpo del vulcaniano senza alcun danno,
si capisce subito che ci troviamo di fronte ad un fenomeno non molto
dissimile da quello che successe durante i fatti di Genesis, quando
la mente di Spock, morto per le radiazioni, fu "ospitata" da quella
del dottor McCoy.

E' ben vero che la cosa procurò gravi disturbi al medico, al quale
fu anzi diagnosticata una malattia nervosa, ma bisogna ricordare che
la "convivenza" in questo caso durò parecchi giorni, mentre nel
primo caso si esaurì in pochi minuti.

Da quanto detto, pare emergere dunque che esisteva nella Galassia
una razza, altamente dotata di poteri ESP, in grado non solo di
trasferire il proprio io non materiale  in un altro corpo, ma anche
di conservarlo intatto  per millenni in appositi contenitori. Si può
dedurre con certezza quasi assoluta che la prima capacità doveva
essere un dono naturale, una peculiarità della razza, affinatasi e
sviluppatasi attraverso le generazioni, mentre la seconda fu il
frutto di un'antica quanto raffinatissima tecnologia di questi
alieni.

Sappiamo dallo stesso Sargon, uno dei sopravvissuti, che la sua
gente, millenni prima di qualsiasi popolo della Federazione,
percorse lo spazio; anzi, fu forse tra i nostri progenitori.

"Secoli fa i nostri vascelli percorsero la Galassia...  lasciammo il
nostro seme dietro di noi..." (3) racconta infatti Sargon, e se Kirk
farà subito notare che non c'è nulla nelle leggende terrestri che si
ricolleghi ad una colonizzazione di questo tipo, Spock ribatte
invece che "Tuttavia  potrebbe spiegare alcuni elementi della
preistoria vulcaniana." (2)

Si può quindi concludere che la razza di Sargon sia la progenitrice
di quella vulcaniana, e che quindi alcune delle sue capacità ESP,
sia pure indebolite da connubi con i nativi, o non ancora assurte
alla perfezione di quelle di Sargon, siano passate ai vulcaniani.

Ritengo quindi che sia legittimo attingere anche da quell'esperienza
per cercare di rispondere almeno a qualche domanda sul katra.

Prima di tutto che cosa è il katra?

Non è vita: questo lo apprendiamo dagli strumenti dell'Enterprise,
che non ne rilevano alcuna traccia dal pianeta di Sargon; ma può
pensare, prevedere, progettare, amare, odiare, e persino
'parlare'... ha cioè la capacità di sviluppare  'lavoro', ossia di
svolgere una serie di attività intellettive: quindi lo si potrebbe
definire 'energia'.

Dalle parole di Sarek, molti anni dopo, ricaviamo ancora  che per i
Vulcaniani il katra è "la vera essenza", è "tutto ciò che non è
fisico", "lo spirito vivente"; e che la perdita del katra significa
perdere tutto ciò che un vulcaniano "sapeva, tutto ciò che era". (3)

Questo comprende l'intelligenza, la memoria, le esperienze fatte
durante la vita fisica.

Si può dire, alla luce di quanto dedotto fino ad ora, che la
personalità del morto sopravvive nel Katra in tutta la sua
interezza, nella sua individualità?

Questo è vero senz'altro per la misteriosa razza di Sargon, che
abbiamo visto mantenere inalterate caratteristiche personali,
passioni, atteggiamenti mentali anche nei corpi di Kirk, Spock e
Mulhall; ma per le altre razze?

Possiamo dire subito che per la razza umana non è così: Kirk,
infatti, della sua prima esperienza con Sargon ha un ricordo quanto
mai confuso: "ero fluttuante nel tempo e nello spazio" dice. (2)
Probabilmente il lasciare il proprio corpo comporta, per il Katra
umano, un tale indebolimento da smarrire anche la cognizione del
proprio io, nella perdita della propria condizione spaziale e
temporale.

Ed i vulcaniani?

Abbiamo già visto che con ogni probabilità essi sono, almeno in
parte, discendenti della razza di Sargon, e sappiamo che le loro
capacità extrasensoriali sono di gran lunga superiori a quelle
umane, avvicinandosi appunto a quelle dei loro supposti antenati.

E' abbastanza logico dedurne quindi che la loro essenza spirituale,
cioè il katra, mantenga almeno alcuni tratti di quella che era stata
la loro personalità in vita.

Di questa ipotesi troviamo conferma appunto nei fatti di Genesis: il
katra del capitano Spock conserva capacità e memorie proprie anche
dopo la fusione col dottor McCoy; basta pensare all'impellente
richiesta di essere portato su Vulcano, ma ancora di più all'esatta
lettura degli strumenti dell'Enterprise che il medico riesce a fare,
attingendo ovviamente ai ricordi ed alle capacità del capitano Spock
sopravvissute nel suo katra dopo la morte fisica dell'ufficiale
vulcaniano.

Quindi si può dedurre che, almeno fino alla misteriosa cerimonia che
aspetta i vulcaniani morti su Vulcano, la loro essenza spirituale
sopravvive in tutta la sua interezza nel corpo di chi
provvisoriamente lo ospita. D'altra parte, se non fosse così, il
capitano Spock non sarebbe più potuto tornare se stesso neppure dopo
il successo del fal tor pan.

Mi si può ribattere che, dopo l'enigmatica cerimonia, il capitano ha
avuto bisogno di un periodo di addestramento per ritornare normale e
ritrovarsi.

Questo è vero, ma non mi pare che ci siano delle contraddizioni di
termini: diciamo che il katra contiene "in nuce" l'intera
personalità con tutte le sue esperienze ed i suoi ricordi, ma che,
non diversamente da quanto succede dopo qualche malattia debilitante
o dopo un grave incidente, è necessaria una 'ginnastica
riabilitativa', e soprattutto "tempo" perché la persona torni alla
normalità.

Quindi possiamo concludere dicendo che non solo il katra è energia,
ma anche che ha in sè tutta la personalità del morto, come si è
venuta delineando durante la vita, con il suo bagaglio di
cognizioni, esperienze, ricordi... e non diciamo  emozioni e
sentimenti, visto che i vulcaniani affermano di non provarli...
possiamo solo malignamente aggiungere che ci sembra che il capitano
Spock abbia ritrovato anche quelli...

Ma la nostra conclusione apre la strada ad altri affascinanti
interrogativi: cosa succede se, al momento della morte fisica o
successivamente, il katra resta senza il suo 'contenitore' o
'ospite'? E, visto che l'esperienza del capitano Spock è più che
eccezionale ("Ciò che vuoi non si fa più da tempo immemorabile, ed è
diventata leggenda" dice infatti T'Lar a Sarek che chiede il fal tor
pan (3)), cosa succede  normalmente dei katra dopo che sono stati
portati al monte Seleya?

La prima risposta è relativamente facile e sicura: sappiamo
dall'esperienza vissuta durante la missione quinquennale con Sargon
che la distruzione del 'contenitore' o la morte del soggetto
ospitante significa la fine del katra, e la cosa è indirettamente
confermata da Sarek quando dice che, se Spock non è riuscito a
fondersi al momento della morte con chi gli era vicino, "Tutto ciò
che lui è stato, tutto ciò che sapeva, è andato perduto." (3)

Quindi possiamo dire che almeno in un primo momento la possibilità
di sopravvivenza di un vulcaniano è legata alla possibilità di
fondersi nell'attimo della morte, ed alla sopravvivenza del suo
'ospite', pena la perdita  del katra.

In un primo momento, abbiamo detto... ma dopo che i sapienti del
monte Seleya hanno 'liberato' l'ospite ? E' possibile supporre che i
katra vengano deposti in appositi contenitori, e che alle loro
conoscenze possano in qualche modo accedere persone appositamente
preparate, che chiameremo i "Maestri del Monte Seleya"?

Nonostante il parere di eminenti studiosi della cultura vulcaniana
(4), io sarei propensa a negarlo. Infatti ricordiamo che l'allora
comandante Spock non riconobbe in alcun modo i globi che
rinchiudevano l'essenza di Sargon, Henoch e Thalassa, mentre ne
avrebbe almeno sospettato la natura se qualcosa di simile fosse
esistito su Vulcano.

Inoltre, in qualche modo, ripugna l'idea di queste intelligenze, che
conservano ancora almeno una traccia della loro personalità,
rinchiuse per sempre ed utilizzate come "banca dati".

Uno scrupolo da umano emozionabile e sentimentale? Può darsi, ma ci
sembra che anche la logica vulcaniana troverebbe questa soluzione
poco consona al vulcaniano rispetto per la vita in tutte le sue
forme.

Piuttosto è pensabile che i Maestri del Monte Seleya siano in grado
di sciogliere i katra da quanto ancora di individuale è in loro
(tutto sommato, il continuare ad essere in qualche modo presenti a
se stessi in quelle condizioni deve essere un tormento) e a ridurli
a pura intelligenza e conoscenza; essi finirebbero così col formare
una specie di coscienza collettiva, un immenso patrimonio
intellettuale  e cognitivo cui, forti della loro preparazione e dei
loro poteri, maestri come T'Lar potrebbero attingere per il bene di
tutto Vulcano.

Questo fenomeno spiegherebbe anche l'alto livello di cultura e di
civiltà raggiunto dai nostri alleati vulcaniani pur in presenza di
condizioni climatiche sfavorevoli e con millenni di devastanti
guerre intestine alle spalle.

E quindi si può concludere dicendo che i vulcaniani hanno una
possibilità di sopravvivenza alla morte fisica ma solo come insieme
di cognizioni, intelligenza ed esperienza, mentre tutto ciò che
formava la loro personalità finisce col dissolversi?

Forse...

La serenità con cui infine Sargon e Thalassa, questi lontani
progenitori dei nostri amici, accettano il loro destino finale, fa
pensare che vi possa essere di più, e che esista una qualche
speranza di sopravvivenza per loro, liberi ormai da ogni umano
legame, in una dimensione inimmaginabile.

Questo però trascende sia le nostre conoscenze, sia le nostre
capacità di ragionare e di dedurre logicamente cui ci siamo sempre
attenuti in tutta questa nostra ricerca; possiamo solo aggiungere
ancora una riflessione...

Se è vero, come credono i vulcaniani, che le leggi della logica
governano questo nostro universo, il costruire faticosamente un
qualcosa che verrà poi totalmente distrutto (cioè la personalità del
singolo) è un illogico spreco di tempo e di energie; e credo che un
certo capitano di astronave includerebbe con entusiasmo in questo
concetto di 'illogico spreco' anche il dissolversi nel nulla dei
legami di amicizia e di affetto che i singoli individui possono aver
stretto durante la loro parentesi terrena....

No, se niente avviene senza un motivo logico qualcosa della
personalità dei singoli (vulcaniani, umani o di qualsiasi altra
razza siano) deve sopravvivere; e forse, al di là del tempo e dello
spazio, in una realtà inimmaginabile, il signor Spock ed i suoi
amici giungeranno finalmente là, "dove nessun uomo è mai giunto
prima"...

FINE



Note 1 - Spock's Brain (Operazione Cervello) 2 - Return to Tomorrow
(Ritorno al domani) 3 - Star Trek III: The Search For Spock (Star
Trek III: Alla ricerca di Spock 4 - J.M. Dillard, Vonda McIntyre.


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