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Approccio vulcaniano alla metafisica
C'è molta confusione su quanto riguarda il "credo" dei Vulcaniani. Presentati prima come paladini della logica e della razionalità, in seguito addirittura come mistici dotati di un'"anima" immortale, regolati da una disciplina ferrea sotto la quale giacciono passioni selvagge, si fa fatica a capire quale sia l'atteggiamento dei Vulcaniani verso le questioni metafisiche, o magari se la loro attenzione per la logica possa essere considerata alla stregua di una religione. È quello che cercherò di capire anch'io in questo "breve" articolo. Ma prima una precisazione. Nonostante nel corso dell'articolo mi capiterà di criticarli, sia ben chiaro che io adoro i Vulcaniani. Sembra strano, detto da una come me, che in quanto a logica, non ne possiede nemmeno un briciolo. Io amo la poesia, la libertà, il sole e le fate, adoro correre scalza sui prati e stare nuda in spiaggia. Sarei la perfetta seguace del dottor Sevrin! Epperò non dimentichiamo che a bordo dell'Enterprise, Spock era l'unico che capiva davvero la mentalità di quei bizzarri ragazzi che se ne andavano scalzi e cantando per i ponti della nave (1). La scena in cui Spock accompagna Adam e il suo "We are going to Eden" con l'arpa è formidabile! C'è un filo misterioso che lega i vulcaniani agli hippy. Inutile ricordare che, alla fine degli anni '60, i Figli dei Fiori riempivano l'America con adesivi con su scritto "I grok Spock". (2) I vulcaniani religiosi? Prima di affermare che i vulcaniani siano o meno religiosi, bisogna stabilire che cosa s'intende per "religione". Oggi tendiamo a confondere la religione con l'etica, o peggio, la religione con la filosofia e la scienza. Eppure la religione non è un'etica, anche se ha dei risvolti etici; la religione non va confusa con i costumi sociali, anche se contribuisce a plasmarli. Ad esempio, dire che il messaggio del Cristianesimo si risolve nella fratellanza e nell'amore, significa sottovalutare il messaggio di Gesù. Purtroppo sono pochi, oggigiorno, ad andare al di là delle forme esteriori del fenomeno religioso per occuparsi del significato della religione. Gesù ha detto, sì, "ama il prossimo tuo come te stesso", ma soltanto quale logica conseguenza di "ama il Signore Dio tuo con tutta la tua anima e tutta la tua forza". Il "prossimo" non è uno status sociale, ma un'epifania divina! Liberiamoci dunque dell'idea, fuorviante, che la religione c'insegni innanzitutto l'amore e la fratellanza. Scopo della religione è la realizzazione metafisica dell'individuo. (Ho detto metafisica e non "metafasica": qualche scemo ha addirittura confuso queste due parole nel doppiaggio in italiano di Insurrezione... Bah!). Dunque, ripetiamo: Scopo della religione è la realizzazione metafisica dell'individuo. Che cosa intendo? Non è semplice, anche perché le varie religioni esprimono il medesimo concetto in maniera differente. In parole povere, la mèta che si prefiggono tutte le religioni è ricondurre l'individuo a quel Principio da cui proviene e di cui è parte. Chiamatelo come volete: Immanenza, Mistero, Assoluto, Brâhman, Nirvâna, Dio. Immaginatelo come volete: un'energia impersonale, un vecchio burbero che abita tra le nuvole, un indefinibile mana, l'"Amor che move il cielo e l'altre stelle", l'universo personificato o "Luke, che la Forza sia con te". È la stessa cosa. Ogni creatura intelligente sa che la sua scaturigine si trova nel cuore stesso di questo Mistero, e ciò che la religione gli insegna è come trascendere questo nostro mondo materiale del tempo e dello spazio e tornare di nuovo a fondersi con tale Mistero. Dante lo chiama "inDiarsi": è un'espressione meravigliosa. E non è neppure necessario che questo "ritorno al Mistero" avvenga dopo la morte. L'Antico Testamento non contiene nessun riferimento alla vita-dopo-la-morte (andatevelo a rileggere se non ci credete). I termini "beatitudine" e "dannazione" si applicano anche alla vita mortale. L'esperienza mistica ne è un esempio evidentissimo: le pagine dei sûfî musulmani sono, a questo riguardo, decisamente illuminanti. Dunque, la religione (in senso generale) non ha bisogno del concetto di "Dio". Il Buddhismo considera l'idea di Dio come un altra delle "illusioni" di cui l'uomo si può e si deve liberare se vuole raggiungere l'Illuminazione. È sbagliatissimo considerare il Buddhismo come una filosofia solo perché non presenta divinità da venerare o adorare. Anzi, rispetto al Cristianesimo o all'Islâm, il Buddhismo ampia ancora di più lo spettro metafisico, portandolo un gradino ancora al di sopra di Dio. Ecco il famoso Nirvâna di cui tutti parlano senza mai capire cos'è. Come ben sanno i mistici, la realizzazione metafisica non è esprimibile a parole, perché è al di là delle parole, della ragione, della logica. E che cosa ha a che fare tutto questo con i Vulcaniani?
Atteggiamento mentale dei Vulcaniani. Nella serie Classica i Vulcaniani (Spock in particolare) vengono presentati come individui votati alla totale razionalità. La loro visione del mondo è fatta di numeri, misure e probabilità. Spock avrebbe lasciato morire suo padre pur di non lasciare il comando della nave, che è sotto attacco da parte degli Orioni, tanto che Kirk è costretto a fingere di essere guarito per convincere il suo cocciutissimo primo ufficiale a tornare in infermeria a farsi cavare il sangue (3). E ricordate quando, al suo primo comando, Spock decide di espellere il carburante della Galileo, con il rischio di bruciare durante il rientro nell'atmosfera, per mandare un segnale all'Enterprise? Un tentativo disperato? Macché, a sentire Spock una decisione perfettamente logica, viste le circostanze (ma è un piacere, per noi fan, riservarci il beneficio del dubbio) (4). E ugualmente, le argomentazioni logiche con cui Spock decide di offrirsi come cavia ai Viani al posto di Kirk e McCoy, fanno accapponare la pelle (5). Anche qui, tuttavia, ci chiediamo se Spock non sia stato influenzato da un irrazionale sentimento di amicizia. Insomma, per tutte le 79 puntate della serie classica siamo testimoni di uno Spock che, calmissimo, enumera le probabilità che hanno lui e i suoi amici di salvarsi la pelle, nemmeno stesse stimando il numero di caramelle in un barattolo. Assistiamo con piacere ai suoi battibecchi con il dottor McCoy, in cui i due colleghi sono quasi consci di completarsi a vicenda come Id e Super-Io (la metafora freudiana non è mia). Lo vediamo limitarsi a sollevare un sopracciglio di fronte all'umorismo umano, in qualcosa che è a metà tra perplessità e disapprovazione. I Vulcaniani affermano recisamente di non avere umorismo, ma sanno come usare il sarcasmo. Tutto serio, Sarek afferma di aver sposato l'emotiva Amanda perché a suo tempo gli era sembrata "una cosa logica" (6). L'umorismo vulcaniano (e sono pronta a giurare che si tratta di umorismo) rassomiglia straordinariamente all'umorismo inglese! All'inizio i Vulcaniani affermavano di essere totalmente incapaci di emozioni. (In un'occasione vediamo addirittura McCoy spiegare ai Platoniani che Spock non può ridere, altrimenti "le emozioni potrebbero ucciderlo"(7).) Ma poi si è scoperto che la natura dei Vulcaniani è violenta e passionale quanto quella umana, ma che essi sanno tenerla a bada grazie alla loro disciplina interiore. Fondando la disciplina della logica, il grande Surak salvò praticamente l'intera specie dall'autodistruzione. Ma che diavolo è questa logica? La parola "logica" viene dal greco logos, che significa "discorso". Indica più esattamente il discorso concreto, pragmatico, vicino ai fatti come si presentano. Da questo punto di vista, logos fa il paio con la parola mythos, che indica invece il discorso metaforico, condotto per immagini e simboli. Attenzione, però, sia il logos che il mythos sono discorsi altrettanto "veri", ciascuno nel suo campo d'applicazione. Logos e mythos rappresentano l'oggettività e la soggettività, in altre parole ciò che è reale "fuori di noi" e ciò che è reale "dentro di noi". Ma comunque, reale. La parola vulcaniana per "logica" è c'thia, che a quanto pare ha la connotazione di significato di "verità reale" (8). Dunque l'approccio di un vulcaniano alla realtà è massimamente razionale e oggettivo. In una mente vulcaniana ben disciplinata non c'è spazio per i simboli mitici, per le illusioni o le speranze. C'è una totale aderenza alla realtà, senza fingimenti o illusioni. Insomma, la c'thia corrisponde in tutto e per tutto al logos. Il mythos sembra essere del tutto assente dalla cultura vulcaniana moderna. Tuvok dice chiaramente a Chakotay che la letteratura vulcaniana è normalmente priva di immagini archetipiche e totalmente aderente alla realtà, e Chakotay gli risponde che proprio per questo non è popolare che su Vulcano (9). Se volete farvi del male, vi consiglio di fare a un vulcaniano una domanda religiosa. L'altro giorno ho chiesto a Spock se secondo lui l'universo potesse essere il risultato dell'azione creatrice di un dio. La sua risposta è stata: "Mia cara signora, la sua ipotesi di spiegare l'esistenza universo tramite creazione da parte di un essere superiore, ha probabilità scarse se non nulle di applicarsi alla realtà. In ogni caso, non risolve neppure il problema dell'esistenza della realtà, ma la sposta indietro di un gradino. Una volta che lei ha ipotizzato l'esistenza dell'universo tramite creazione da parte di un essere superiore, poi dovrebbe spiegare la presenza di quest'essere superiore. Mi sembra ovvio che a questo punto rischia un regressus ad infinitum. Un noto principio logico afferma invece che le entità non vanno moltiplicate senza ragione. In conclusione, mia cara signora, la sua ipotesi è illogica." Una come me, che sguazza notte e giorno nella fantasia, trova gelida la mentalità vulcaniana. A noi poveri umani piace fingere che le cose siano in maniera diversa da come stanno, a noi fa comodo non guardare in faccia la realtà e cullarci nelle pie illusioni. State pur certi che per un vulcaniano questi sono atteggiamenti mentali non solo indisciplinati, ma addirittura perversi! Per i Vulcaniani non esistono giusto o sbagliato, buono o cattivo, bello o brutto... ma solo logico e illogico. Sono certa che un tribunale vulcaniano potrebbe assolvere anche il più atroce delitto, se il reo dimostrasse di averlo compiuto per una ragione logica. Naturalmente parlo al condizionale: è risaputo che su Vulcano i delitti sono rarissimi. La logica porta invariabilmente a una forma di disciplina etica che ha molto dell'antico stoicismo classico. Seneca avrebbe trovato irresistibile la filosofia vulcaniana! Ricordate quando T'Pring combina il duello tra Spock e Kirk, in modo che, qualunque fosse stato l'esito, lei avrebbe comunque sposato quel bellimbusto di Stonn? Spock, ripresosi dal plak-tow, ascolta le ragioni per cui T'Pring lo ha praticamente costretto ad ammazzare il suo capitano, e quindi loda la sua logica stringente e perfetta. Un umano, al suo posto, l'avrebbe ammazzata di botte! Un vulcaniano no: il comportamento di T'Pring, date le circostanze, è stato il più logico, e quindi il migliore possibile. (10)
Realizzazione vulcaniana attraverso la logica. La massima realizzazione di un vulcaniano non riguarda affatto la metafisica. La massima realizzazione di un vulcaniano è di liberarsi da tutte le emozioni e improntare alla mente alla più pura e cristallina razionalità. Ovviamente non è facile per nessun vulcaniano raggiungere un tale traguardo: è necessario recarsi sugli ameni altopiani di Gol, e lì, tra miasmi sulfurei e sculture che sembrano uscite da un quadro di Ernst, sottoporsi al Kohlinahr: una lunga serie di rituali di autodisciplina attraverso cui lo spirito si spoglia di tutti i residui emozionali, e alla fine si ottiene il Simbolo della Logica Totale. Da ciò che abbiamo detto, è evidente che per "emozione" un vulcaniano non intende soltanto i nostri banali stati emotivi (gioia, rabbia, dolore, tristezza...), ma tutto ciò che impedisce alla mente una perfetta oggettività; attraverso il Kohlinahr si impara a mettere in disparte il proprio Io, sì da non lasciarlo interferire con i processi mentali. È insomma una sorta di "annientamento della personalità", assai simile a quello praticato dagli asceti indù e buddhisti. Dopo il suo lungo contatto con gli umani, anche Spock sente il desiderio di sottoporsi al Kohlinahr, ma, come sappiamo, con scarso successo. La mente di V'Ger, superiore, fredda, alla ricerca di qualcosa, interferisce con il suo giudizio. È con scarsa soddisfazione che Spock torna dai suoi amici umani per cercare insieme a loro la risposta che non ha trovato nel suo tirocinio di autodisciplina. Il suo fallimento lo rende (umanissima reazione) ancora più vulcaniano del solito: talmente rigido e freddo da lasciare i suoi amici perplessi e un po' delusi. "A vulcanian donato non si guarda in bocca" dice McCoy a Kirk. (11) Particolarmente significativo è stato l'incontro tra Spock e Data, su Romulus (12). Spock comprende che Data possiede naturalmente quel traguardo razionalità totale che lui non è mai riuscito a raggiungere. Al contrario, Data sente la sua logica come un limite invalicabile, un ostacolo che gli sbarra il cammino verso l'umanità. I due personaggi, nel corso delle rispettive serie, si comportano praticamente nello stesso modo, ma in realtà non potrebbero essere più diversi. È come se si fossero incontrati a metà strada proveniendo da due direzioni diametralmente opposte. Spock cerca di cancellare l'umanità che possiede per trasformarsi in una specie di macchina, Data simula un'umanità che non possiede per innalzarsi al di sopra del suo essere macchina. E mentre il primo appare tragico e tormentato, il secondo non riesce ad essere ridicolo.
Verso un misticismo vulcaniano? Se nella serie classica e ancora nel primo film, i Vulcaniani sono raffigurati come macchine di incrollabile razionalità, i film successivi virano stranamente verso una rappresentazione più sfumata del popolo dalle orecchie a punta. Sarà che ormai si fa sentire la new age e che il buddhismo va di moda, ma di colpo l'atteggiamento pomposo dei Vulcaniani diventa ieratico e il loro attaccamento alle tradizioni avite si colora di misticismo. Sto parlando ovviamente del secondo, ma soprattutto del terzo film. Scopriamo di colpo che Spock ha un'anima immortale (un'anima? Spock?). Scopriamo che questo katra è stato deposto da Spock nella mente del dottor McCoy, il quale deve portarlo sul monte Selheya su Vulcano. Scopriamo poi che il katra può essere riunito al corpo, con una cerimonia chiamata fal-tor-pan. La cerimonia può essere pericolosa, ma non ci viene spiegato perché. Il trapianto di katra riesce, e Spock, che era morto, torna in vita (13). Tutta la scena ha l'aria di essere un rito religioso, si mormorano mantra e ci si muove tra spire d'incenso, vulcaniani nerboruti suonano i gong e belle sacerdotesse seminude guidano la processione. Se gli amici di Spock sono perplessi, ebbene, lo sono anch'io. Questo non è il vulcano logico e razionale che conoscevo! Evidentemente fino ad oggi i Vulcaniani ci avevano mostrato solo la superficie esterna di quella che era la loro cultura. Si sa, i Vulcaniani sono gente molto riservata... Ma allora, se ne è dedotto, i razionalissimi Vulcaniani hanno un'anima, hanno una religione! Calma. È molto probabile che l'atteggiamento dei Vulcaniani riguardo al loro katra non abbia nulla di religioso; semplicemente essi si limitano ad applicare le loro capacità telepatiche e le loro superiori conoscenze psicologiche. A voler vedere il katra come qualcosa di soprannaturale, noi terrestri non faremmo forse una figura migliore di un cavernicolo che vede in un fulmine (fenomeno per lui inspiegabile) la presenza di un dio irato. È dunque mia opinione che il katra non abbia nulla a che fare con la religione o il soprannaturale, e che solo questa illazione farebbe fallire il kohlinahr a un'intera classe di vulcaniani. Abbiamo già visto che la logica, per un vulcaniano, è la "verità reale", cioè l'aderenza ai fatti concreti e oggettivi. In un tale quadro, non c'è ovviamente posto per il soprannaturale: ogni elemento, per essere accettato, deve avere una base razionale, empirica, sperimentabile. A questo punto bisognerà tentare di dare una spiegazione "materialistica" del katra.
Il katra : un quadro razionalistico. La prima domanda da porci non è delle più semplici: che cos'è l'Io. Intendendo con questo, la coscienza dell'individuo, la sua personalità, ciò che fa di una persona quella persona. Una risposta "vulcaniana" potrebbe essere la seguente: "Ciò che noi sperimentiamo quale coscienza è solo un epifenomeno del cervello. La personalità che rende unico questo Io è il prodotto della sua base genetica, del suo ambiente di nascita e delle sue esperienze." Tutti le percezioni, i ricordi, i pensieri e le esperienze di ogni essere umano (sia esso terrestre o vulcaniano) vengono immagazzinati nel cervello in lunghe catene di RNA, le cosiddette "tracce mnestiche". È questo il meccanismo della memorizzazione. In definitiva, noi non siamo altro che una serie di registrazioni fatte su un supporto di basi azotate immagazzinato nel nostro cervello. Ed è, crediamo, proprio la personalità creata da questa "banca dati" di RNA, ciò che i Vulcaniani chiamano katra. Secondo questo modello materialistico, le capacità telepatiche dei vulcaniani non sarebbero altro che il modo in cui i nostri amici dalle orecchie pinzute riescono a "leggere" le tracce mnestiche degli altri cervelli. Non sappiamo con certezza come l'informazione viene trasmessa. Si può solo far notare, in vista di futuri studi, che i Vulcaniani sono telepati a contatto e che la loro presa mentale viene applicata ponendo le dita delle mani sul volto dell'altra persona, in genere nella zona compresa tra la mandibola e la tempia. La presa sembra prediligere la manipolazione di punti ben precisi, che non possono ricordare i punti tsubo dell'agopuntura cinese. Quando un individuo A produce un pensiero cosciente, tale pensiero è il risultato di una serie di campi elettrici che interessano i neuroni del cervello, e viene fissato nelle basi azotate di nuove catene di RNA. Nel corso di questo processo, il cervello A produce onde alfa, che vengono captate da un secondo individuo, B, che induce nel suo cervello la formazione di tracce mnestiche che riproducono le medesime sequenze di RNA che erano presenti nel cervello di A. In pratica, B riprodurrà gli stessi pensieri di A. In casi di percezione più profonda, possono essere duplicate le tracce mnestiche che codificano non solo i pensieri, ma anche i ricordi, i desideri o i segreti dell'altra persona. Per i discretissimi Vulcaniani, la lettura di un'altra mente viene considerata una violazione dell'integrità personale, quando non addirittura una violenza, e di regola viene evitata. Sappiamo che i Vulcaniani evitano se possibile il contatto fisico: non fate mai la gaffe di dare la mano a un vulcaniano! Persino il contatto tra due sposi sarà ridotto al minimo, sfiorandosi appena, come sappiamo, la punta delle dita. La prima volta che abbiamo visto Spock tentare una fusione mentale è con il dottor Van Gelder, sulla colonia penale di Tantalus (14). Van Gelder è svenuto, ma ciò non impedisce a Spock di penetrare nella sua mente e strappargli le informazioni che cerca. Ciò che Spock fa, è duplicare nel suo cervello le tracce mnestiche di Van Gelder. Si può ipotizzare che contemporaneamente Spock crei delle proprie tracce nel cervello di Van Gelder, al fine di cercare l'informazione giusta, così che possa essere trasmessa e duplicata. Arrestati su Eminiar VII, Spock induce in una guardia, e senza nemmeno toccarla, la sensazione che i prigionieri stanno scappando (15). Evidentemente, la telepatia funziona anche al contrario: un'immagine viene codificata dall'RNA mnemonico nel cervello di A, il quale la trasmette a B che ricrea nel proprio cervello la medesima sequenza di basi azotate di A, creando così una sorta di "pensiero parassita". Quando Spock costringe il tenente Valeris alla fusione mentale, per strapparle le informazioni riguardo al complotto che mira a far fallire il Trattato di Khitomer, la fusione è duplice: ciascuno dei due entra nella mente dell'altro (16). La ragione di ciò è che, essendo Valeris recalcitrante, Spock deve creare in lei, tramite una duplicazione delle proprie tracce mnestiche, una parte della sua personalità, in modo da costringerla a collaborare. È singolare il fatto che, quando le due menti sono unite, procedono all'unisono, ed entrambi recitano contemporaneamente i nomi dei congiurati. La sintesi dell'RNA nelle due menti è perfettamente accoppiata! Ma tutte queste operazioni sono minime: riguardano solo frammenti di ricordi, pensieri, percezioni. Che cosa succede quando ad essere percepita o trasmessa è l'integrità delle registrazioni RNA dell'intero individuo? Ovvero l'intero katra? Secondo ciò che abbiamo detto prima, un vulcaniano potrebbe benissimo duplicare la sua intera personalità nel cervello di una persona, provocando in essa una sorta di dissociazione della personalità. Ne sa qualcosa il dottor McCoy quando ricevette il katra di Spock: i suoi sintomi erano esattamente quelli della schizofrenia (17). E non mettetevi a calcolare quanti megabite di memoria siano necessari: un cervello umano può contenere anche cinque o sei personalità distinte, come ben sanno gli psichiatri. Ciò che emerge da questo quadro è che la personalità non può venire trasmessa, ma solo duplicata. Prova ne è che, dopo aver trasmesso il proprio katra a McCoy, Spock porta a termine la sua missione suicida. Non avrebbe potuto agire con tanta determinazione se quella che avesse trasmesso a McCoy fosse stata la sua vera "anima", nel senso comune che diamo a questa espressione; né avrebbe potuto dire all'allibito Kirk che le esigenze di molti contano più di eccetera eccetera. Ciò che Spock aveva fatto, era stato duplicare in McCoy le tracce mnestiche delle sue conoscenze, dei suoi ricordi, delle sue esperienze, insomma tutto ciò che rendeva Spock quel vulcaniano inimitabile che è Spock. Più tardi, nel fal-tor-pan, la saggia T'Pel non fa altro che duplicare ancora una volta le tracce mnestiche di Spock che si trovano in McCoy nel cervello del nuovo Spock rigenerato su Genesis, cancellando nel contempo quelle che si trovano nel buon dottore. Probabilmente non avrà cancellato la personalità del nuovo Spock nato su Genesis, perché si sarebbe trattato a tutti gli effetti di un omicidio; avrà bensì fuso le due serie di tracce creando un individuo nuovo. Lo Spock che esce dall'operazione possiede il katra dello Spock originale, e quindi crede di essere lo Spock originale, ma è in realtà una sua copia mnemonica. È anche ovvio che questo nuovo Spock avrà impiegato un certo tempo a mettere in ordine tutti i ricordi, le esperienze e le conoscenze che il vecchio Spock gli ha lasciato in eredità e che gli sono stati travasati dentro la testa. Una religione katrica? Questo mio modello del funzionamento del katra, che come mi auguro sarà presto sbugiardato dalla quinta serie di Star Trek, ha se non altro il pregio di salvare la razionalità vulcaniana. Tradurre katra con "anima" è sbagliato. Sarek non è più preciso quando definisce il katra "la vera essenza", "tutto ciò che non è fisico", "lo spirito vivente", anche se immagino che usi queste parole a beneficio di Kirk. Ma è sicuramente più vicino alla realtà quando dice che per un vulcaniano perdere il katra significa perdere "tutto ciò che sa, tutto ciò che è". Il katra è dunque il punto su cui fa perno una forma di religione vulcaniana? L'abbiamo escluso, in virtù della mentalità logica dei vulcaniani e del fatto che tutto ciò che riguarda il katra sia facilmente spiegabile in termini materialistici. Allora possiamo forse parlare (come è stato fatto) di una religione più "filosofica", come il Buddhismo? Nel suo illuminante articolo, Alessandro Galatioto avvicina, non del tutto a torto, questa "fisica del katra" proprio al Buddhismo, anche se in realtà ritengo che abbia mancato un po' il bersaglio. Il Buddhismo è sorto come una variante radicale dell'Induismo. Nella visione buddhista del mondo, nulla di ciò che ci circonda ha valore, in quanto tutto quel che appare ai nostri sensi appartiene fa parte di quella grande illusione, la mâyâ, le cui lusinghe ci trattengono nel tempo e nello spazio e impediscono la nostra realizzazione metafisica. Così tutti gli esseri si reincarnano continuamente, di vita in vita, di mondo in mondo, senza scopo e senza fine. Il karma è semplicemente la legge di causa ed effetto, l'automatismo metafisico che dirige questo avvicendarsi di reincarnazioni in forme superiori o inferiori, e non ha nulla a che vedere con katra, nonostante l'assonanza dei nomi. In realtà, lo scopo del buddhista è distaccarsi totalmente da tutto ciò che lo trattiene nel mondo, compresa l'illusione del suo stesso Io, e quindi accedere a sfere sempre più elevate, fino a perdersi in quell'indefinibile Assoluto che è il Nirvâna. Forse qualcuno potrà trovare qualche parallelo tra la reincarnazione buddhista e la "rifusione" a cui Spock è stato soggetto nel fal-tor-pan. Mi spiace, nulla di più diverso. Per il buddhismo, non è l'individuo che si reincarna, ma il suo âtman, il principio vitale. L'Io, che è un'altra delle illusioni del mondo, scompare con la morte, per sempre. Il modo che hanno i Vulcaniani di duplicare la propria personalità in altre menti, è dunque decisamente antibuddhista. L'Illuminato forse avrebbe apprezzato la disciplina vulcaniana di eliminare la propria soggettività, che certo ha qualcosa di orientale, ma avrebbe disprezzato il rituale del fal-tor-pan e il suo patetico tentativo di duplicare un Io già illusorio in partenza. E soprattutto, non avrebbe apprezzato la logica vulcaniana della materialità, perché il mondo che ci circonda, lungi dall'essere c'thia, "verità reale", è illusione. Mi immagino Buddha spiegare a Surak l'illusorietà del mondo materiale, e Surak che solleva un sopracciglio e risponde: "Illogico!" Il sogno di Sybok. La logica. Non possiamo considerarla una religione, perché manca appunto l'afflato mistico, metafisico, o solo intimistico. La logica è la perfetta aderenza alla realtà com'è, ed è fatta di numeri, di sillogismi e di dimostrazioni induttive. Dunque è prima di tutto una filosofia assai vicina alla nostra scienza, in secondo luogo una disciplina personale, in terzo luogo un'etica sociale. Ma non è, e ripeto non è, una religione. L'unico vulcaniano in qualche modo "religioso" che conosciamo è il folle, melanconico e disperato Sybok. Non per nulla Sybok è un vulcaniano che ha accantonato la logica per esplorare le passioni umane. La ricerca di Sybok del mitico mondo Sha Ka Ree, la sua ricerca di Dio, è però destinata a fallire (18). E sapete perché? Perché, nonostante tutto, quella di Sybok, vulcaniano fino al midollo, rimane una ricerca "razionale". Sybok avrebbe dovuto condurre la sua ricerca nella propria interiorità: è laggiù che si trovano tutti gli archetipi. La Grande Barriera che Sybok doveva oltrepassare era il timore che abbiamo tutti noi di superare l'attaccamento al nostro Io per attingere all'Assoluto, che tutti, indistintamente, portiamo dentro. Noi terrestri rappresentiamo simbolicamente questo "timore" con l'immagine dei Serafini che ci sbarrano la strada per il Paradiso Terrestre. Con queste premesse, è ovvio che Sybok fallisca. Per quanto egli stesso dichiari di aver superato la logica, la sua ricerca di Dio rimane razionale, materiale. E il mondo su cui giunge, una volta superata la Grande Barriera, non ha nulla di metafisico, e la creatura che incontra e che afferma di essere Dio, ugualmente non ha nulla di metafisico, è solo il gran capoccione di un mago di Oz locale, dietro il quale c'è solo la solita vecchia fisica materialistica. La "religione" di Sybok era più simile a un oppiaceo per l'anima: alleviava le persone dal dolore che è connaturato con la nostra umanità, e che invece andrebbe accettato e metabolizzato. Kirk si dimostra assai meno superficiale di Sybok: sa che i suoi errori contribuiscono a renderlo quello che è, e non vuole le acque dell'oblio, vuole guardare in faccia sé stesso ed accettarsi così com'è. Sarà lui stesso, il rude Kirk, l'uomo che prende la Galassia a cazzotti, sarà proprio lui, alla fine, a indicare il suo petto petto dicendo che Dio va cercato non fuori, ma dentro di noi. Ultima parola. Nel suo alloggio, Spock tiene appeso un quadro. È un dipinto di Mark Chagall: "La cacciata dall'Eden". Vi sono rappresentati Adamo ed Eva che lasciano il paradiso terrestre, alle cui porte si ergono i serafini con le spade fiammeggianti. È la rappresentazione metaforica della separazione dell'uomo da Dio: una rottura psicologica, non storica, ma che condannerà l'uomo a vivere nel mondo della materia e della contingenza. E per sempre, l'uomo conserverà in sé il ricordo del giardino meraviglioso in cui ha vissuto prima di venire al mondo, e da cui è stato cacciato quando è venuto al mondo, e si chiede se oserà mai affrontare i terribili serafini che gl'impediscono il passo, per tentarvi il ritorno. Davanti a questo dipinto, Spock può meditare sulla Grande Barriera che separa l'Uomo dall'Assoluto, quella barriera che il suo folle fratellastro aveva cercato invano di superare a bordo dell'Enterprise. Come tutti, Sybok sentiva dentro di sé lo straziante anelito di ritornare al Giardino, solo che la sua logica lo aveva accecato: quella barriera non si poteva trovare al centro della Galassia, dove lui l'aveva cercata, ma proprio dove aveva detto Kirk, dentro il suo cuore. È Spock stesso, davanti a quel quadro, a dire a Valeris: "La logica è solo l'anticamera della saggezza, e non il suo epilogo." (19) A tutti voi, lunga vita e prosperità. Anna Perugini.
NOTE. (1) Serie Classica. "Verso Eden". (2) "To grok", in italiano "groccare", è una parola tratta dal romanzo "Straniero in Terra Straniera", di Robert Heinlein. Significa suppergiù "conoscere una cosa così bene che si è quasi la stessa persona". (3) Serie Classica. "Viaggio a Babel". (4) Serie Classica. "La Galileo". (5) Serie Classica. "Il diritto di sopravvivere". (6) Serie Classica. "Viaggio a Babel". (7) Serie Classica. "Umiliati per forza maggiore". (8) Diane Duane: "Il mondo di Spock". Fanucci. (9) Star Trek Voyager. "Eroi e dèmoni". (10) Serie Classica. "Il duello." (11) Star Trek: The Movie. (12) The Next Generation. "Il segreto di Spock". (13) Star Trek III: "Alla ricerca di Spock". (14) Serie Classica: "Trasmissione di pensiero". (15) Serie Classica: "Una guerra incredibile". (16) Star Trek VI: "Rotta verso l'ignoto". (17) Star Trek II: "L'ira di Khan". Star Trek III: "Alla ricerca di Spock". (18) Star Trek V: "L'ultima frontiera". (19) Star Trek VI: "Rotta verso l'ignoto".
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