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Ma il Velcro (marchio commerciale) che negli ultimi dieci o quindici anni ha invaso ogni casa diventando un meccanismo di chiusura d'uso comune ma anche raffinato se si pensa che è stato addirittura impiegato negli space shuttle americani grazie alla sua incredibile versatilità, e' stato inventato dall'ingegnere svizzero George de Mestral agli inizi degli anni cinquanta. L'idea per realizzarlo è nata infatti dal puro caso, ma è stata resa possibile solo dalla sagacia e dallo spirito di osservazione di de Mestral. Si era nel 1948 e de Mestral stava trascorrendo una breve vacanza nella natia Svizzera. La folgorazione nacque un pomeriggio, sulla strada che portava a casa. Per raggiungere la propria abitazione doveva percorrere una strada immersa nei campi. C'era un forte vento, che sollevava polvere e che faceva volare i fiori della bardana (si tratta di una pianta erbacea delle Composite, con grosse radici e piccoli fiori rossi raccolti in capolini sferici uncinati, che si attaccano ai vestiti e al pelo degli animali, consentendo in tal modo la disseminazione). Arrivato a casa, de Mestral si accorse di averne alcuni attaccati alla giacca. Invece di toglierli dall'indumento e gettarli via prima di entrare in casa, de Mestral fu spinto dalla curosità di sapere come mai i fiori della bardana. si attaccassero così tenacemente agli abiti. Ne raccolse alcuni e li osservò al microscopio. Scoprì in tal modo che la superficie dei capolini di bardana era ricoperta di piccoli uncini, che andavano a incastrarsi nelle anse formate dal tessuto della giacca. Qui si sarebbe potuto fermare, una volta soddisfatta la curiosità, lo studio di de Mestral, ma il suo spirito di osservazione era sostenuto da una mente preparata: pensò subito che questo fastidioso fenomeno naturale potesse essere trasformato in qualche cosa di utile per la vita quotidiana. Nacque così l'idea del Velcro, in cui si affrontano due superfici: una ricoperta di microscopici uncini e l'altra di anse piccolissime. Le caratteristiche del Velcro fanno sì che si possa aprire con facilità, ma possa rimanere ben chiuso quando necessario.
Dopo pochi anni di sviluppo e prove, nel 1951, De Mestral fece richiesta
per un brevetto svizzero sul suo nuovo prodotto che chiamò
"Velcro" (la combinazione del nome Francese per il velluto,
"velour" ed il gancio, "crochet"). La domanda
Svizzera fu seguita da altre attraverso al sua compagnia Velcro S.A.
Dalla descrizione del brevetto
americano n. 2,717,437 si può vedere l'apparente semplicità
dell'invenzione: una striscia di velluto costituito da una trama di
filetti tagliati ad una predeterminata lunghezza cosi da formare una
"peluria" rialzata. I filetti erano forniti di materiali
di aggancio verso la loro fine, che permettevano l'aderenza ad un
tessuto simile: con due pezzi pressati insieme si otteneva una pratica
e resistente chiusura.
Il successo dell'invenzione di de Mestral non ebbe comunque un successo immediato. Agli inizi, infatti, il Velcro era fatto manualmente, con una lavorazione che richiedeva moltissimo tempo. La produzione meccanica delle piccole anse, all'inizio in nylon, non creava particolari problemi. Il vero ostacolo nello sveltire i tempi erano i microscopici uncini. Come realizzarli? Ancora una volta la soluzione era più semplice di quanto si potesse pensare, ed era già di fronte agli occhi dei ricercatori: bastava produrre le anse e tagliarle all'estremità, in tal modo da un'ansa si otteneva un uncino. Col passare del tempo la metodica di produzione è andata sempre più affinandosi, così come i materiali usati. Dapprima venne assottigliato il nylon, poi venne aggiunto del poliestere, per renderlo resistente. La tecnologia è arrivata a tal punto da produrre del Velcro resistente alle altissime temperature e non infiammabile, neppure in presenza di ossigeno puro. Nel 1957, anno del presunto primo contatto con i vulcaniani il prodotto era già stato brevettato e quindi l'invenzione resta terrestre. |
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